È
iniziata a Porto Torres in piazza del Comune la raccolta delle firme
per il referendum regionale consultivo per l’indipendenza della
Sardegna. Nella mattinata di sabato sono state raccolte oltre 300 firme.
Domenica a Lodine, con a capo il sindaco Francesco Bassu, hanno firmato
il referendum oltre il 35 per cento dei cittadini. «Il 4 febbraio
saremo a Tresnuraghes per poi continuare in tutti i 377 Comuni della
Sardegna» ha dichiarato Doddore Meloni, leader del Partitu
indipendentista Sardu-Malu Entu. Per raggiungere l’indipendenza della
Sardegna si avvalgono di 2 leggi: la n. 848 del 17 agosto del 1957 di
ratifica della Carta delle Nazioni Unite, e la n. 881 del 25 ottobre
1977 di ratifica ed esecuzione del Patto di New York. «Vogliamo
illustrare le ragioni del nostro referendum – dice uno dei promotori,
Pino Giordo – chiediamo a tutti i sardi se sono d’accordo in base al
diritto internazionale delle Nazioni Unite, al raggiungimento della
libertà del popolo sardo con l’indipendenza, sulla falsariga della
Catalogna e della Scozia. In un momento drammatico come questo la
Sardegna deve staccarsi da un Italia che non esiste più e da un Europa
che potrebbe fallire – continua Giordo – è nostra intenzione quella di
far nascere l’Europa dei popoli del Mediterraneo, con la nostra isola
che deve avere un ruolo centrale nei rapporti con l’Africa e i paesi
occidentali. Pino Giordo è stato anche fra i i promotori della svolta
indipendentista del Psd’az nel congresso di Porto Torres negli anni 80, e
successivamente autore del blitz a Fiume Santo con il momentaneo blocco
della centrale, e della protesta conclusa con il sacco di carbone
riversato sull’allora sottosegretario all’ambiente Vittorio Calzolaio.
«È intenzione del movimento indipendentista raccogliere oltre centomila
firme entro maggio, con gli altri movimenti indipendentisti ma con una
sola bandiera, quella dei quattro mori, per chiedere il totale distacco
della Sardegna dall’Italia».
Quello che sta accadendo nell’Isola sa tanto di esempio per altri movimenti.
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