Milioni di persone hanno per l’ennesima volta rinunciato a
se stessi. Molto spesso l’intelligenza, il coraggio e la fiducia in sé, vengono
a mancare non perché carenti nell’anima delle persone, ma per rinuncia. La
scuola e la famiglia insieme garantiscono al Potere che un individuo sia
devastato nell’autostima entro circa gli otto, nove anni d’età. Questo elimina,
anzi, chemioterapizza nell’essere umano ogni velleità di tentare o di esercitare
l’intelligenza, il coraggio, e di fidarsi della propria capacità di
comprensione. Ci rinuncia per sempre. Infatti udiamo migliaia di volte le
notorie considerazioni del “ma io non
sono nessuno” o “sono ignorante, cosa vuoi che conti io?”.
Milioni di italiani hanno appena votato come involucri
istupiditi, primi fra tutti i grillini, e nulla cambierà, anzi, tutto
precipiterà. La storia che vado a raccontare ora dimostra che invece tu, sì
proprio tu involucro svuotato e senza colpa, potresti rinunciare alla
‘rinuncia’, e fare la cosa giusta. Se milioni lo facessero, questo mondo
sarebbe un paradiso.
2006, sto tornando da Roma con mia moglie e con in mano le
bozze del mio futuro libro “Perché ci
Odiano” (Rizzoli BUR), dove semplicemente sostenevo che se l’Islam (e non
solo) odia l’Occidente, è perché li abbiamo massacrati da ogni punto di vista
per almeno un secolo. In quel libro raccoglievo una documentazione
impressionante tratta dagli archivi CIA e MI5 che dimostrava come già negli
anni ’50 USA e Gran Bretagna, con il braccio armato di Israele, fossero
perfettamente consapevoli di stare depredando, ingannando e sopprimendo i
popoli arabi senza pietà, per mire strategiche. Sapevano che essi erano già
allora esasperati, che aspiravano anche loro a democrazie di stampo socialista,
ma in nessun modo glielo avrebbero permesso. Andavano
sacrificati, a milioni, per il nostro benessere, con colpi di Stato, torture, e
violenza. Io e mia moglie ne discutiamo animatamente per un bel po’. Sono passati
solo 5 anni dall’11 Settembre. Ok.
Seduta
davanti a me, ma sulla destra, sta una vecchiettina
con la faccetta proprio simpatica, una comparsa da film, davvero. Il
treno
proviene da Napoli e fermerà a Milano. L’anziana a un certo punto mi si
rivolge
e mi chiede, impugnando un vecchio cellulare, di fare una chiamata al
figlio, solo per dirgli che il treno sarà in ritardo. Ci tiene molto,
perché si
sta recando proprio al suo matrimonio. Io, figurati, certo che le faccio
il
numero. Lei parla e riattacca. Poi… avete presente una molla sotto il
sedere?
Bé la vecchietta salta in piedi e sorridendo contenta mi chiede di
prenderle
giù una larga valigia nera e di appoggiarla sui tavolinetti centrali.
Ok, lo
faccio. Lei apre la zip e scoperchia degli enormi vassoi di paste
napoletane,
ce ne saranno almeno 4 uno sull’altro. Estrae pasticcini e inizia a
insistere
che ne approfittiamo, ma non solo mia moglie ed io, tutti i presenti dei
nostri
quattro posti e pure i quattro dell’altra fila di fianco a noi. Io le
chiedo
sorridendo il perché, e lei mi dice “La
devo ringraziare per il favore che mi ha fatto!” Accidenti, sai che
favore!, dai, una chiamata. Ma no, lei non sente ragioni e ci allieta tutti e
otto con una festa improvvisata. Poi… può mancare un cin cin? Estrae da una
sporta una bottiglia di limoncello, “ehhh!
questo l’ho fatto io, coi miei limoni, mica roba da supermercato!”, e giù a
bere tutti, sorsino di qui, sorsino di là, pastina di su, pastina di giù,
evviva.
Infine ricomponiamo tutto e con sorrisi caldi ciascuno si
rimette a farsi i fatti suoi.
Nei quattro posti di fianco a noi ci sono due signori
napoletani, proprio il classico uomo ‘dal cappello’ e signora con acconciatura
e tinta, un po’ sovrappeso. Età attorno ai 75 direi, e davanti a loro letture
del tipo CHI, Vero, Oggi, Settimana Enigmistica. A un certo punto il signore mi
si rivolge, con quel voi educato che è sopravvissuto solo a Napoli, con un
sorriso mite, per dirmi questo:
Il Signore: “Mi scusi,
io ho ascoltato involontariamente la vostra discussione di prima, quella… bé,
sì, i terroristi e gli islamici, l’America, la guerra, mi capisce? Allora io vi
vorrei fare la seguente domanda, se mi è permesso”.
Io: “Ma si figuri, prego”.
L’uomo si china discretamente verso di me e continua quasi sottovoce.
Il S.: “Lei, potrebbe
mai odiare quella gentile signora che ci ha offerto le paste?”
Io: “Ovvio che no”,
e sono un poco interdetto dalla banalità della domanda.
Il S.: “Ecco”,
prosegue lui, “vede, io sono ignorante,
mi perdoni, non ho studiato come lei giornalista, ma io penso che se qualcuno
ti fa del bene non puoi odiarlo. Se odi qualcuno, bè, vuol dire che qualcosa ti ha
fatto, di male. Ecco, io penso questo dell’odio dei musulmani contro di noi.
Qualcosa di brutto glielo abbiamo fatto di sicuro”. Si ritrae quasi facendo
un cortese inchino con la testa.
Io sono... come sono? Interdetto? Fulminato? Sì, anche, ma
soprattutto mi sento disarmato come poche volte nella vita, e gli dico:
“Ma lo sa che lei ha
riassunto in quaranta parole un libro di quattrocento pagine? Bastava che
fossero venute in mente a me quelle quaranta parole, e mi risparmiavo tutta sta
fatica. Gesù, il senso di tutto il mio libro è esattamente, precisamente
quello…”. Sgrano gli occhi con mia moglie. Non ci posso credere. Fine
storiella.
Cosa vuol dire? Ma non è ovvio? Io sono un giornalista che
ha studiato e viaggiato il mondo per 30 anni, ho avuto mezzi di conoscenza
inimmaginabili per un pensionato di Napoli, oltre tutto auto definitosi
ignorante. Ma lui in pochi secondi è arrivato, ed era arrivato, da solo a
capire una verità storica su cui si sono ‘s-cervellati’ studiosi internazionali
e che il 98% degli italiani non ha mai capito, colti, non colti, politici,
esperti. Come aveva fatto un settantenne popolano ad avere la stessa
consapevolezza ultra-progressita e umanitaria di un Chomsky, di un Vidal,
Pilger, Avneri, Pappe, mia? Semplicemente, non aveva rinunciato.
Non aveva rinunciato a usare la sua testa a dispetto dello
Tsunami di opinione pubblica, di luoghi comuni, e di milioni ore di Tv,
articoli di giornale, pontificanti ‘esperti’ che da dieci anni e più ci dicono
che sti tizi scuri e con le barbe lunghe ci odiano perché… ci odiano. Al meglio
ci dicono che odiano le nostre donne discinte e la democrazia. Menzogne
abominevoli, veri olocausti di memoria storica, ma è opinione cementificata del
98%. Lui invece si era fidato di sé, e aveva capito tutto, tutto. Eccezionale.
Non aveva rinunciato.
Va da sé che rimasi piacevolmente colpito da quell’episodio,
ma la cosa che conta qui è invece di una tragicità desolante. Se l’uomo e la donna
cosiddetti della strada, persino anziani, possono arrivare a consapevolezze molto
avanzate, ad avere il coraggio di pensare contro l’ottusità di milioni, e
quindi a fare eventualmente la cosa giusta nella società, allora perché masse
immani di persone non lo fanno mai? Non servono i libri, non serve una grande
cultura, non servono redditi elevati. Serve che a un bambino venga risparmiata
la chemioterapizzazione della sua libertà di pensiero, del suo saper pensare
‘contro’, della fiducia che deve avere nella sua capacità d'intuire, a prescindere.
Serve distruggere la scuola, ed educare le famiglie a non umiliare
i ‘piccoli’, con quei “ma cosa vuoi
capire tu alla tua età?”, “dai retta
ai grandi”, “pensa ad andare bene a
scuola piuttosto”.
E avremmo un mondo di paradiso dove nessuno di noi rinuncia a essere il Guru di se stesso, sempre.
Questo ha senso raccontare adesso.
Paolo Barnard.
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