Sardegna, Isola di servi stupidi e rassegnati
L'identità di un popolo che svanisce!!!
Mi è capitato di leggere in questi giorni alcuni articoli che parlavano del celebre Forte Village, il grande complesso alberghiero di Santa Margherita di Pula, fiore all’occhiello della ricettività alberghiera del sud Sardegna.
Articoli che mi hanno colpito molto, anche se non hanno aggiunto nulla a
quanto già sapevo o immaginavo sull’opera di sfruttamento della
manodopera sarda da parte dei datori di lavoro (spesso “forestieri”) che
va avanti da sempre, come status quo ormai consolidato. Eppure leggere
certe cose colpisce sempre, perché fanno comunque vedere una realtà che
in tanti sanno, ma che tutti (o quasi) fanno finta di non vedere.
“Forte Village, dove la Marcegaglia fattura 63 milioni e non paga gli straordinari”. Questo il titolo di uno di questi articoli. Già proprio lei, la
Marcegaglia, che è fra i soci proprietari del Forte Village, quella che
da presidente di Confindustria strillava e sbraitava contro il lavoro
nero in Italia. Ebbene all’interno di questa mega struttura,
presa d’assalto ogni anno da magnati russi e arabi, chi ci lavora viene
sfruttato e sottopagato. Scordarsi poi che vengano pagate le tantissime
ora di straordinari fatte.
Ancor di più mi ha colpito l’articolo pubblicato sul sito CAGLIARIFORNIA, intitolato “Forte Village: una stagione all’inferno”, dove un’ex
bagnino del complesso alberghiero racconta con grande lucidità le
assurde condizioni a cui devono sottostare tantissimi lavoratori del
mega-hotel dove, passatemi la volgarità, dietro tutto quel lusso
sfrenato si nascoste una gran tappeto sotto il quale viene nascosta
tutta la merda.
Due articoli che danno da pensare e fanno
riflettere. Non tanto, come ho detto, perché dicono qualcosa di nuovo,
quanto piuttosto perché ci mostrano come in Sardegna le cose non si smuovono mai, da anni. La
situazione del Forte Village è la medesima che vivono ogni giorno i
lavoratori sardi in tantissime attività, dal nord al sud dell’Isola:
ossia vengono sfruttati. Niente di nuovo sotto il sole. Tutti lo sanno.
Tutti lo vedono. Tutti (o quasi) si girano dall’altra parte e si
accontentano. Mi hanno colpito queste parole dell’articolo scritto dall’ex bagnino-facchino Daniele Garzia: “il
servo sardo è un mulo che lavora per lavorare e che gli si può chiedere
tutto, facendogli credere che gli si sta facendo un favore”.
Niente di più vero. In poche parole ha descritto in maniera perfetta
quello che da sempre succede in Sardegna. E chi non ci sta fa le valigie
e va via, è costretto ad emigrare. Io che sono davvero un mulo sardo lo
bene, lo vedo tutti i santi giorni.
E nel frattempo la disoccupazione cresce, con un esercito di 100 mila cassintegrati. La
Sardegna viene solo sfruttata dagli “invasori”, da quelli che vengono
da fuori, prendono, fanno, distruggono, ricostruiscono a piacimento,
succhiano il sangue all’Isola e ai sardi. Prendono e nulla danno in
cambio, se non le briciole. Succede ogni giorno in Sardegna. Succede al
Forte Village così come alla Saras, succede in Costa Smeralda e in tutti
quei locali estivi più o meno grandi dove i giovani vengono assunti
(quasi sempre in nero) per fare la stagione. Succede negli studi di
avvocati, commercialisti e tanti altri professionisti dove con la scusa
del tirocinio giovani e meno giovani lavorano tutto il giorno gratis o a
paghe da miseria. Succede a migliaia e migliaia di dipendenti, dai call
center ai supermercati ai ristoranti ai bar etc… Succede in tutti i
campi e in tutti i settori nella nostra Regione. Spesso sono anche sardi che sfruttano altri sardi. Perché quando c’è il soldo non si guarda in faccia nessuno. Nessuno si lamenta, nessuno fiata, tutti si accontentano di servire e riverire.
L’unica cosa che mi chiedo è
questa: ma chi deve controllare dove sta? L’ispettorato del lavoro
dov’è? Non dovrebbe controllare che i contratti di lavoro vengano
rispettati? Perché devono aspettare che qualcuno denunci? Perché non si
muovono loro in anticipo?
Ma soprattutto: per quanto tempo ancora noi sardi dovremo aver paura di far rispettare i nostri diritti?
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